LUCI E OMBRE A MOIMACCO!

lucemoimaccoPubblichiamo qui di seguito due interessanti articoli inviati dalla redazione RDF della classe 5 di Moimacco. Buona lettura!
LE OMBRE CINESI
Quante volte abbiamo spento la luce dopo la buonanotte e poi acceso l’abat jour di soppiatto per divertirci ad improvvisare animaletti parlanti con le ombre delle mani sul muro. Chi non l’ha mai fatto almeno una volta? Il problema è che ci vuole tanta fantasia per convincersi che quella macchia informe sia un coniglietto o un cagnolino. Se volete perfezionare la tecnica serve un’attrezzatura veramente minima, bastano:
? un paio di mani….

? una parete, meglio se bianca
? una fonte di luce
Se vogliamo, possiamo aggiungere uno scenario per i nostri animali/personaggi creati con le mani, in questo modo:
? ritagliando delle figure da un cartoncino (alberi, case, sagome fisse o articolate)
? usando degli oggetti veri (come giocattoli o oggetti cari ai vostri bimbi) da appoggiare su un piano davanti alla fonte luminosa per arricchire la scena oppure da tenere in mano per muoverli e farli agire nella nostra rappresentazione
? ovviamente, anche le nostre creazioni con le mani possono essere animate, ad esempio, se impariamo a fare il bulldog, possiamo fargli muovere orecchie e bocca, semplicemente muovendo le dita
Per quanto riguarda la luce, bisogna tenere presenti un paio di semplici regole di posizionamento:
? per far sì che l’ombra delle nostre mani sia ben visibile sulla superficie, senza che il resto del nostro corpo la sovrasti o sia, anche poco, di intralcio, dobbiamo decentrare la nostra posizione, disponendoci al lato della parete
? anche la fonte luminosa deve essere decentrata, dobbiamo disporla in po’ più arretrata rispetto a noi dalla parte del nostro fianco libero (basta fare qualche prova per vedere qual è l’effetto migliore)
A questo punto, l’unica cosa che serve è una bella dose di fantasia!

LA SCOMPOSIZIONE DELLA LUCE
La scomposizione della luce fu studiata per la prima volta da Newton
Newton comincia gli esperimenti sui colori e la luce nel periodo in cui, per sfuggire alla peste, si ritira nella casa di famiglia in campagna. A quell’epoca si pensa che i colori siano un misto di luce e di ombra e che i prismi in qualche modo colorino la luce.
Newton si procura un prisma triangolare e lo mette attraverso un raggio di sole. Nei loro esperimenti Cartesio, Hooke e Boyle avevano posto uno schermo vicino alla faccia del prisma da cui usciva la luce e avevano osservato un miscuglio di colori. Newton realizza che per ottenere uno spettro ben visibile, deve allontanare notevolmente lo schermo. Sfrutta tutta l’ampiezza del suo studio, dalla finestra al muro, per vedere proiettati tutti i colori separati. Ma per provare che non è il prisma a colorare la luce, Newton mette a punto un Experimentum crucis, l’esperimento decisivo. Sul percorso del suo spettro mette uno schermo in cui ha tagliato un fessura sottile, in modo da far passare solo il raggio verde. Quindi fa passare questo raggio in un secondo prisma. Se il prisma colora la luce, allora il raggio verde deve uscirne di colore diverso. Il raggio invece rimane verde, non modificato dal prisma. Newton così dimostra che i colori sono le varie componenti della luce che il prisma semplicemente separa. Facendo passare tutto lo spettro attraverso il secondo prisma messo in modo opportuno, Newton riesce infatti a ricomporre il fascio di luce bianca.
Applicando rigorosamente il metodo scientifico Newton raccoglie una gran quantità di dati, ottenuti combinando in vari modi i prismi. Ne conclude che i raggi vengono rifratti, ossia piegati, nel passaggio dall’aria al vetro e viceversa, in modo diverso a seconda del loro colore e che “l’indice di rifrazione è sì costante per due determinati mezzi, qualunque sia l’angolo d’incidenza, ma cambia col cambiare del colore della luce”.